mercoledì 5 novembre 2014

LA CURA COME INVENZIONE DEL QUOTIDIANO - Francesco Stoppa (Parte 4)

In queste settimane vi proporremo, suddiviso in parti, un articolo del Dott. Stoppa.. Da leggere come fosse un racconto ma da vivere con l'intensità di una scoperta!

Buona lettura!



Cos'è la realtà?

Torniamo alla clinica. Dopo mezzo secolo di comunità terapeutica, di psicoterapia istituzionale, noi siamo in grado di affermare che la cura della psicosi grave è una cura di tipo ambientale che ha come suo primo obiettivo il ripristino delle condizioni che consentano al paziente di "sentirsi situato" nel mondo. In linea con Freud, che giudicava la psicosi come una perdita di realtà, Sassolas afferma che <<la realtà esterna è il cammino obbligato verso il quale dobbiamo passare per raggiungere la realtà interna del paziente>>, aggiungendo che proprio gli operatori rappresentano la cerniera tra realtà e mondo psichico.
Certo è un compito per niente facile, il nostro: lavorare a partire da una dimensione che si presenta enigmatica, invasiva, caotica (la realtà, appunto, che spesso il paziente cerca di abolire) per cercare di ripristinare in essa un certo ordine, che non vuol dire, innanzitutto, delle regole ma piuttosto un senso umano delle cose e delle relazioni: quel sentimento delle cose, quel quotidiano, di ciò che serve per diventare "uomini innanzitutto umanamente", di cui parlava Anna,
Ma che cos'è la realtà? E, questione decisiva, cosa gli operatori pensano che sia realtà? Di certo non è un dato naturale, è una costruzione umano, meno fissa e stabile di come solitamente ci sembra essere. Certo, la consapevolezza di questo fatto ci espone a un sentimento di fragilità ("cosa fa stare su il mondo?": capita che i bambini se lo chiedano), ma a ben vedere il fatto che la partita non sia mai chiusa, che il mondo sia un sistema aperto, insaturo, in parte almeno reinventabile, rappresenta la condizione che ci permette di  parlare di cura. Se è vero, come diceva Lacan, che dalla vita non si guarisce, è pur vero che il mondo è almeno parzialmente rimodellabile proprio perchè non ha una struttura troppo statica. Potremmo dire che ha uno statuto poetico, facendo con ciò riferimento a nulla di troppo romantico ma alla poiesis dei greci, che significa costruzione, invenzione, adozione.
Tutto ciò che della dimensione umana ci hanno insegnato filosofi come Hiddeger (l'uomo è chi genera il mondo) o psicoanalisti come Winnicott (si pensi al concetto di area transizionale, cioè a come il bambino entra nella realtà facendosela propria). Tutto ciò ci fa ben sperare che, a certe condizioni, la percezione della realtà nella psicosi sia un fatto reversibile e che essa si possa rendere ai suoi occhi assai più praticabile, abitabile, familiare.

La Cura Come Invenzione del Quotidiano (Parte3)

La Cura Come Invenzione del Quotidiano (Parte2)

La Cura Come Invenzione de Quotidiano (Parte1)

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