In queste settimane vi proporremo, suddiviso in parti, un articolo del Dott. Stoppa.. Da leggere come fosse un racconto ma da vivere con l'intensità di una scoperta!
Prima di tornare sulla questione clinica, credo sia importante mettere brevemente a fuoco una questione che concerne noi operatori della salute mentale e che Marcel Sassolas puntualizzava più volte nel suo libro sulla terapia delle psicosi. E' come se ci dicesse "Attenzione, possiamo avere a disposizione un certo numero di risorse, essere motivati e competenti, ma ci sono due ingredienti della ricetta che non possono mancare se vogliamo offrire ai nostri pazienti un piatto digeribile, nutritivo e possibilmente appetibile. Si tratta I°: di sviluppare una "coerenza intellettuale delle concezioni della patologia mentale e della cura condivise dai membri dell'equipe". II°: di capire se esista e di cosa sia fatto il clima affettivo vigente all'interno dell'equipe. Quanto a questo secondo punto, Correale, nella sua introduzione a Terapia delle psicosi, scrive che il gruppo "è il grande modulatore della quotidianità e la quotidianità in gruppo è il grande tramite, il passaporto, che permette il transito all'incontrario di cui parla Sassolas" (cioè aiutare lo psicotico a dar rientrare in sè quella realtà che tende a rigettare fuori di sè e, quindi, a riconciliarsi con il mondo o, direbbe Blankenburg, ritrovare l'evidenza naturale del proprio essere al mondo) . Non manca mai, nel testo di Sassolas, questo ritorno alle domande di base, a ciò che noi pensiamo di cose mica da niente come la soggettività, la malattia, la cura, la realtà, l'istituzione; a cosa pensiamo debba essere il nostro compito, fino alla questione radicale, non solo clinica ma anche politica politica e cioè: "Oggi cosa significa curare uno psicotico?". La risposta alla quale, senza una teoria di riferimento, viene affidata allo spontaneismo, ala buona volontà degli operatori, o prende la via della burocrazia e dell'efficientismo, protocolli e sistemi di valutazione. Dal troppo pathos alla rigidità affettiva, insomma.
La Cura Come Invenzione Del Quotidiano Parte 1
La Cura Come Invenzione Del Quotidiano Parte 2

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